I professionisti italiani sono circa seicentomila.
Per lo meno quelli dell’area tecnica e scientifica.
Da qualche tempo hanno un’associazione che li rappresenta – in maniera univoca – a livello nazionale.
La rete delle professioni tecniche.
Sai cos’è?
Sai quando si é formata.
Sai chi rappresenta?
Se hai risposto no, continua a leggere scorrendo giù.

Questo è l'indice dei paragrafi che troverai continuando a leggere
1. Cos’è la Rpt?
La Rete nazionale delle Professioni dell’area Tecnica e scientifica (questo il nome ufficiale), è stata fondata nel 2013.
Da chi?
Dai rappresentanti nazionali di:
- ingegneri (CNI),
- geologi (CNG),
- periti agrari (CNPA),
- chimici (CNC),
- dottori agronomi e forestali (CONAF),
- geometri (CNGeGL),
- periti industriali (CNPI),
- architetti (CNAPPC),
- tecnologi alimentari (OTAN), che si sono aggiunti dopo.
La Rpt si è resa protagonista di molte iniziative.
E si è espressa – a più riprese – sulla riforma delle professioni.
Quali sono le richieste?
A chi sono state avanzate?
Vediamo un po’.
2. A quando risale la riforma delle professioni?
Nell’agosto 2012 le professioni ordinistiche sono state riformate con il dpr 137.
La riforma – secondo l’Rpt – è un’opera incompleta.
Le modifiche sono molte.
E le ha elencate in un corposo documento che si chiama “completiamo la riforma”.
Consegnato al ministro della giustizia il 30 ottobre 2014.
E riconsegnato il 28 aprile 2015.
Ma quali sono le cose che non vanno?
3. Quali sono le richieste della Rete delle professioni?
Vediamole in breve:
- si deve emanare un testo unico degli ordinamenti professionali (le norme sono troppe);
- bisogna imporre alle compagnie di assicurazione l’obbligo di sottoscrivere le polizze ai professionisti che lo richiedano (e non solo viceversa);
- va modificata la disciplina delle Stp, soprattutto per chiarire la multi-disciplinarità;
- bisogna riorganizzare la territorialità di ordini e collegi professionali (visto che le provincie sono state “abolite”);
- le elezioni dei consigli territoriali di ordini e collegi debbono essere normate;
- è necessario consentire ai consigli nazionali di definire precisi standard di qualità per le prestazioni dei loro iscritti (i geometri sembrano averlo già fatto);
- per i codici deontologici, va tolta la discrezionalità agli ordini e collegi territoriali (attribuendola esclusivamente ai consigli nazionali).
Il Ministro farà qualcosa?
Chissà.
Per adesso sembra avere altre priorità.
Ma cosa c’entrano i consulenti tecnici d’ufficio?
4. Quale è il futuro del Consulente tecnico d’Ufficio?
Come sappiamo, i periti esperti del tribunale hanno affrontato un grande cambiamento, nel loro operare.
E cioè quello apportato dal processo telematico.
Ossia il passaggio dalla giustizia cartacea a quella informatica.
Molti consulenti tecnici d’ufficio, ed ausiliari in genere, hanno superato questo ostacolo senza il supporto di ordini e collegi.
Salvo rare eccezioni.
Adesso questi ultimi – proprio attraverso la rete professioni tecniche – auspicano un’altra svolta per l’ausiliario del giudice.
Infatti il documento in esame non si limita a trattare il tema della riforma delle professioni.
Ma suggerisce anche alcune misure che riguardano l’attività del perito esperto del tribunale.
Anche se non tutti i tecnici rappresentati dalla rete delle professioni sono dei Ctu;
e moltissimi Ctu non sono affatto dei tecnici
(si pensi ai commercialisti, ai medici legali, ai grafologi, ai traduttori, e via dicendo).
Ma la rete delle professioni non deve – per questo – essere biasimata.
Poichè i consulenti del tribunale e gli ausiliari del giudice, non hanno un’associazione che li rappresenti a livello nazionale.
Ma cosa dovrebbe cambiare?
5. Quali sono le proposte per i Ctu?
Vediamole in breve.
La rete delle professioni auspica:
- che ai tecnici venga consentito l’affidamento di arbitrati e negoziazioni assistite,
- che le competenze professionali di ogni Ctu vengano certificate dai rispettivi ordini o collegi,
- e che nei tribunali vengano istituite sezioni speciali, per la risoluzione di giudizi di natura tecnico-scientifica (membri togati affiancati da membri laici, scelti da ordini e collegi).
Richieste plausibili?
Attuabili?
Chissà.
Ma non è tutto.
Si parla anche di tariffe.
6. Qual’è il problema delle tariffe dei Ctu?
Innanzitutto bisogna precisare che i compensi del Ctu non sono stati soppressi dalla legge 27/2012, come taluni sembrano ritenere.
Il provvedimento anzidetto – infatti – cita testualmente “sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico”.
Ciò non ostante, gli onorari sono fermi all’anno 2002.
Mentre – per legge – l’adeguamento dovrebbe essere triennale.
Ma sono congrui?
Mah.
Prendiamo ad esempio l’onorario a vacazione.
E’ pari a circa 8 euro.
Per 2 ore di lavoro (tranne la prima).
Quindi fanno quattro euro l’ora…
Sarà il caso di mettervi mano?
Se vuoi approfondire…
- leggi il decreto ministeriale del 2002 che fissa le tariffe dei periti e dei consulenti tecnici, interpreti e traduttori,
- consulta la legge di riforma delle professioni,
- consulta lo statuto della rete delle professioni tecniche,
- consulta il documento “completiamo la riforma“,
- consulta l’interessante protocollo siglato ad Arezzo tra professioni e Tribunale.
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2 risposte a Il futuro del Ctu secondo la RptT.